La sfortuna maggiore causa del cancro?

La IARC (l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro dell’OMS) risponde all’articolo di Science in cui si imputa alla “cattiva sorte” l’insorgenza di gran parte dei tumori.

Il 2 gennaio 2015 Science pubblica un articolo (Variation in cancer risk among tissues can be explained by the number of stem cell divisions. Science 2015;347:78-81) a firma del noto oncologo/oncogenetista Bert Vogelstein e del molto meno famoso biomatematico Richard Tomasetti in cui si sostiene che in due casi su tre l’insorgenza dei tumori è dovuta al caso, alla “cattiva sorte” (“The bad luck of cancer” è il titolo del commento di Jennifer Couzin-Frankel pubblicato sul medesimo numero di Science).

Come sono arrivati a questa conclusione? Utilizzando un modello statistico basato sulla comparazione tra numero di divisioni delle cellue staminali in un dato tessuto e frequenza di insorgenza del tumore in quello stesso tessuto. In base a questa analisi, gli autori sostengono che tanto più alto è il numero di divisioni delle cellule staminali (quindi delle replicazioni del DNA e, di conseguenza, della probabilità che si verifichino mutazioni nel nuovo materiale genetico) tanto maggiore è la probabilità di comparsa del tumore. Vogelstein e Tomasetti concludono che due terzi dell’incidenza del cancro tra gli adulti è dovuta a ”sfortuna”, mentre solo un terzo sarebbe ascrivibile a fattori ereditari e ambientali.

Come c’era da aspettarsi, l’articolo ha suscitato molto clamore, e molto se ne è discusso nelle scorse settimane.

Due settimane dopo la pubblicazione di Science, la IARC, la maggiore autorità mondiale in tema di ricerca sul cancro, fa sentire la propria voce con un comunicato in cui spiega come non sia vero che la maggior parte dei tumori sia dovuta all’intervento della “cattiva sorte”.

Fonte: AirTum


 
 

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