Malattie croniche e migranti in Italia: il rapporto 2015

Stefano Campostrini -  dipartimento di Statistica, Fondazione Università Ca’ Foscari, Venezia

Si è svolto a Venezia, il 18 maggio 2015, il convegno “Malattie croniche e migranti in Italia”. L’evento – organizzato dall’Oms Europa, e il Centro nazionale di epidemiologia sorveglianza e promozione della salute (Cnesps) dell’Iss – è stata occasione per presentare il rapporto “Malattie croniche e migranti in Italia. Rapporto sui comportamenti a rischio, prevenzione e diseguaglianze di salute(pdf 2,2 Mb), pensato per stimolare un dibattito italiano ed europeo sulla salute dei migranti, partendo dai dati del sistemi di sorveglianza Passi sui fattori di rischio.

La lettura del rapporto può essere sia di tipo consultativo, legata a qualche singolo argomento, aspetto, sia di tipo trasversale (grazie alle sintesi proposte alla fine di ogni capitolo e quella di appendice che tenta un profilo complessivo). La presentazione segue quella dei grandi temi di sanità pubblica, partendo dal benessere complessivo percepito, ai grandi temi di “guadagnare salute” e i quattro principali fattori di rischio/protezione l’Università Ca’ Foscari di Venezia per le patologie oggi globalmente più frequenti (fumo, alcol, attività fisica e aspetti nutrizionali). Si è voluto poi dedicare una parte all’analisi dell’adesione ai principali programmi di prevenzione individuale (screening), leggibili anche come indicatore di accesso ai servizi di salute pubblica e preventivi più in generale; chiude la carrellata una sezione dedicata alla sicurezza, limitandosi in questo report a quella stradale.

L’importanza del convegno non è stata tanto nella qualità dei discussant e della platea (molti gli operatori della sanità pubblica, i ricercatori e gli studiosi del mondo dell’immigrazione che hanno partecipato) quanto dagli importanti messaggi lanciati dai diversi relatori e condivisi durante la giornata.

Il primo tra questi è che la salute dei migranti è un aspetto rilevante per la sanità pubblica, un aspetto complesso (le diversi origini dei migranti implicano comportamenti e atteggiamenti molto diversi) che chiede risposte precise e non generiche. Il processo di integrazione appare abbastanza chiaro: dove c’è promozione “personalizzata” si trova un’integrazione “verso l’alto” (ovvero verso comportamenti più salutari, come nel caso degli screening); dove non c’è stata promozione “personalizzata” (per molti comportamenti a rischio), si palesa un’integrazione “verso il basso”, ovvero i migranti tendono a condividere le “cattive abitudini” delle fasce più basse della popolazione generale italiana.

Il secondo messaggio emerso durante il convegno è che Passi è un patrimonio sostanziale, è un esempio di sorveglianza tra i migliori in Europa che si deve sempre più consolidare e valorizzare. Un concetto chiaro, soprattutto perché portato da relatori esterni al sistema di sorveglianza.

La palla passa, ora, ai diversi operatori che di questi dati devono fare tesoro (particolarmente in questa fase di definizione dei Piani di prevenzione) e a chi, istituzionalmente, è chiamato a regolamentare e sostenere i sistemi di sorveglianza.

Risorse utili

Fonte: Passi


 
 

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