Efficacia dello screening mammografico: nuove conferme dallo Iarc

Sulla base di 20 studi di coorte e 20 studi caso-controllo condotti in Paesi ad alto reddito (in Europa, Nord America e Australia), il gruppo di lavoro dell’International Agency for Research on Cancer (Iarc) ha concluso che lo screening mammografico ha un impatto favorevole sulla mortalità delle donne dai 50 ai 74 anni. Il lavoro di revisione compiuto da 29 esperti indipendenti provenienti da 16 Paesi, chiamato ad aggiornare leindicazioni del 2002 sullo screening del cancro della mammella (che resta la principale causa di morte a livello mondiale e la seconda nei Paesi ad alto reddito), tiene conto dei risultati sulle pratiche di screening e delle novità dello scenario in termini di nuove tecnologie per la diagnosi e di progressi nel trattamento anche della malattia avanzata. Il nuovo documento è in pubblicazione sul New England Journal of Medicine e andrà a costituire il XV Iarc Handbook of Cancer Prevention.

Quando e perché lo screening mammografico conviene

Le prove indicano che lo screening mammografico ha un impatto favorevole sulla mortalità delle donne di 50-69 anni di età, ma anche nella fascia di età successiva, dai 70 ai 74 anni. Per quanto riguarda le donne più giovani i dati, sempre relativamente alla mortalità (che resta l’esito cui riferirsi per esprimere un giudizio pro o contro lo screening), sono deboli nelle donne tra i 40 e i 49 anni.

Come noto, i benefici dello screening con mammografia si confrontano con i potenziali rischi, riconducili alle false-positività (effettivamente lo screening identifica lesioni che altrimenti nel corso della vita della donna non sarebbero mai state diagnosticate, né avrebbero compromesso il suo stato di salute), al rischio di sovradiagnosi (che si traduce in conseguenza psicologiche negative) e all’esposizione a radiazioni ionizzanti (in grado di aumentare la probabilità di insorgenza dello stesso cancro della mammella a partire dai 50 anni di età). Il gruppo di lavoro conclude che il rapporto rischi/benefici resta a favore dello screening (con ricadute significative sulla mortalità) nelle donne di 50-69 anni.

Inoltre, si conferma l’importante contributo dell’autoesame del seno, in grado di rilevare lesioni piccole o iniziali, oltre che semplice e non costoso. Al momento, i dati disponibili non permettono di trarre conclusioni sulla sopravvivenza e sulle nuove tecnologie di screening come alternativa o integrazione del tradizionale screening radiologico.

La parola all’esperto

“La caratteristica più importante delle nuove indicazioni della Iarc sullo screening mammografico è costituita senza dubbio dal fatto che non siano nuove.” È il commento a caldo di Gianni Saguatti, presidente del Gruppo italiano screening mammografico (Gisma) e direttore dell’UO Senologia, Ospedale Bellaria - Ausl di Bologna. “Ciò ovviamente nulla toglie al valore dei contenuti, che ribadiscono con grande autorevolezza certezze ed evidenze acquisite sulla utilità dello screening organizzato. Questo peraltro avviene in un momento in cui ancora se ne mette in discussione il valore, sia con ribadite prese di posizione da parte di alcune nicchie della comunità scientifica sia, in modo ancora più pericoloso e stravagante, con improvvide dichiarazioni di cui sono autori alcuni personaggi pubblici.

La riduzione della mortalità (40%) è un dato acquisito e incontrovertibile e allo stesso modo esiste la consapevolezza piena delle problematiche legate ai casi falsi positivi, alla sovradiagnosi ed alla carcinogenesi radio-indotta.

Giustamente il documento Iarc non trascura questi aspetti, ed è anzi la volontà di tenere in costante considerazione i limiti e gli aspetti negativi dello screening che fornisce, a questo testo, come ad altri analoghi precedenti, piena credibilità complessiva.

A tutti gli operatori del settore e su tutto il territorio nazionale spetta dunque il compito di dare sviluppo agli screening oncologici, curando la formazione, la realizzazione e i controlli di qualità.”

Risorse utili

Fonte: Epicentro/Iss


 
 

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