
Attività fisica: su The Lancet il punto della situazione sui benefici
e le strategie per incrementarne i livelli
Un’ora
di camminata veloce o di pedalata può bastare per annullare gli effetti
negativi legati a 8 ore al giorno di sedentarietà. È uno degli aspetti che
emergono dalla nuova The Lancet Series, presentata a luglio 2016 a ridosso dei
Giochi olimpici di Rio de Janeiro. “Physical
Activity 2016: Progress and Challenges” è costituito da quattro
articoli principali e cinque commenti, e fornisce una panoramica sugli effetti
negativi dell’inattività fisica sulla salute e le sue ripercussioni economiche,
sull’importanza delle politiche nazionali di contrasto alla sedentarietà e
alcuni esempi virtuosi:
- Paper 1, relativo alla mortalità correlata alla sedentarietà: “Does
physical activity attenuate, or even eliminate, the detrimental
association of sitting time with mortality? a harmonised meta-analysis of
data from more than 1 million men and women”
- Paper 2, dedicato all’impatto economico dell’inattività fisica: “The
economic burden of physical inactivity: a global analysis of major
non-communicable diseases”
- Paper 3, sui progressi fatti dalle Olimpiadi del 2012:
“Progress in physical activity over the Olympic quadrennium”
- Paper 4, relative agli interventi di promozione dell’attività fisica:
“Scaling up physical activity interventions across the globe: stepping up
to larger and smarter approaches to get people moving”.
Oltre
a sottolineare l’importanza dell’attività fisica, indipendentemente dal tempo
passato seduti, gli autori del primo studio affermano che uno stile di vita
fisicamente attivo (che prevende almeno un’ora al giorno di attività fisica) è
sufficiente per contrastare gli effetti negativi correlati allo stare seduti
per 8 ore ogni giorno e a ridurre il rischio di morire per una malattia
cronica.
La
ricerca si concentra anche sul tempo passato quotidianamente davanti alla
televisione concludendo che guardare la Tv da seduti per oltre 3 ore al giorno aumenta
il rischio di decesso (tranne che tra le persone più attive). Inoltre, gli
autori sottolineano che l’aumento del rischio di morire associato allo stare
seduti a guardare Tv per molte ore al giorno è significativamente maggiore
rispetto al rischio di morire correlato alla sola sedentarietà. Ciò è
probabilmente legato a una combinazione di fattori, per esempio: passare molte
ore a guardare la televisione può essere un sintomo di uno stile di vita non
salutare, in cui si è meno propensi a fare attività fisica; l’abitudine diffusa
di guardare la televisione dopo cena potrebbe avere ripercussioni sul
metabolismo; le persone potrebbero essere più propense a fare spuntini mentre
guardano la televisione.
Muoversi fa bene alla salute…
ma anche al portafoglio
Dal Paper
2 emerge che, nel
mondo, la sedentarietà costa oltre 67 miliardi di dollari l’anno in cure
sanitarie e perdita di produttività, con impatti diversi a seconda degli Stati:
nei Paesi ad alto reddito, l’inattività fisica è responsabile dell’80,8% dei
costi sanitari e del 60,4% dei costi indiretti (come la perdita di
produttività); nelle nazioni a basso e medio reddito è invece stato registrato
il 75% del carico globale di malattia (global
burden of disease) associato alla sedentarietà.
I
costi sanitari potrebbero, tuttavia, essere maggiori perché lo studio ha
considerato i costi legati solamente a 5 malattie associate alla mancanza di
attività fisica (malattia coronarica, ictus, diabete di tipo 2, cancro al seno
e cancro al colon). Si tratta quindi di stime conservative che potrebbero
essere più basse del costo reale.
Le azioni politiche e i dati
sulla sedentarietà: la politica deve entrare in azione
Il
terzo articolo sottolinea che tra il 2010 e il 2015 molti Paesi hanno adottato
e messo in pratica politiche nazionali di contrasto alla sedentarietà (nel 2010
erano presenti nel 75% dei Paesi analizzati - e attive nel 44% - e nel 2015 in
oltre il 90% - e operative nel 71%). Tuttavia, nel 2015, il 23% della
popolazione adulta mondiale e l’80% degli adolescenti che frequentano la scuola
non rispettavano le raccomandazioni Oms sui livelli di attività fisica
settimanale raccomandati (150 minuti di attività ad intensità moderata),
sottolineando la necessità di ulteriori interventi.
Esempi positivi di approcci intersettoriali
Infine,
il quarto paper ricorda che aumentare i livelli di
attività fisica praticata richiede la collaborazione di vari settori della vita
quotidiana come le scuole, l’urbanistica, i trasporti e le attività sportive e
ricreative e necessita di aumentare gli sforzi per monitorare attivamente
l’attività fisica nella pratica clinica, considerandolo un fattore di rischio
per alcune malattie.
Gli
autori sottolineano anche diversi esempi di successo, come il sistema Bus Rapid
Transit System, ovvero la decisione di distanziare le fermate degli autobus per
incoraggiare le persone ad andare a piedi (introdotta a Curitiba in Brasile,
Bogotà in Colombia e Cambridge nel Regno Unito); e il Coordinated Approach to
Child Health degli Stati Uniti, che promuove un ambiente scolastico sano che
includa attività fisica, alimentazione e protezione solare.
Risorse utili